Castellana Grotte e la deriva dei partiti nelle liste civiche

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by Gianfranco Marotta
Tempo di lettura: 3 minuti

di Alessandro Campanella

A quasi 80 anni dalla nascita della Repubblica, con diverse leggi elettorali tra “Mattarellum”, “Porcellum” e “Rosatellum”, sistema maggioritario, proporzionale e misto, governi di destra e sinistra, centro e tecnici, è maturo il tempo per poter fare un’analisi.

Il civismo ormai dilagante in tutto il territorio è stato esportato in tempi recenti anche nel sud-est barese, tra i precursori il Comune di Castellana Grotte. In particolar modo il Partito Democratico, che nel corso di due elezioni amministrative, ha scelto di rinunciare alla presentazione del simbolo nazionale creando “la civica del PD”. Alle amministrative 2017-2022, scende in campo, con una coalizione comprendente variegate realtà dallo stesso PD a FdI; eletto alle primarie il candidato sindaco “civico”, vicino agli ambienti di FdI. Nel 2017 il paese delle grotte inizia a non vedere più i simboli dei partiti nazionali; con il solo persiste del simbolo di Forza Italia, che alle successive elezioni del 2022, diventa “Forza Castellana” come civica di FI. Alle elezioni del 2017 vince la coalizione con “Democratici per Castellana Grotte”, civica autorizzata dal PD provinciale, ed altre realtà vicine agli ambienti di sinistra. Con le elezioni amministrative 2022-2027 la sperimentazione della “civica PD” non è terminata, anzi è stata rinnovata diventando “Democratici per Fare e Innovare” con l’unione ad un altro gruppo politico.

Uno spostamento della coalizione di governo dal centro sinistra misto al centro destra misto se pur con una netta e rilevante partecipazione dei democratici in giunta e consiglio comunale. Se pur nel primo caso la coalizione fosse variegata, comunque composta maggiormente da liste civiche di estrazione centro-sinistra, cosa che nell’attuale amministrazione si riduce sino ad essere presentata come centro-destra. Si potrebbe tornare a riflettere sull’opportunità di aver distrutto i partiti e interrotto i modelli partecipativi storici, portando la politica a diventare uno strumento per l’affermazione di interessi privati.

Visti anche gli ultimi dati sulle affluenze, forse non è questa la strada giusta; piuttosto potrebbe essere la via più rapida per raggiungere sempre più alti tassi di astensionismo sino a creare le condizioni di totale insoddisfazione dei cittadini. La storia insegna, potrebbe portare prima o poi a rivolte popolari o sovversioni delle articolazioni statali, alimentate dal malcontento e dal sentimento di non rappresentanza. L’On. Luciano Violante, già Presidente della Camera dei Deputati, durante la presentazione del suo libro a Castellana Grotte interrogato su cosa pensasse dei dati sull’affluenza e a cosa attribuisse l’aumento dell’astensionismo. Rispose ricordando: “i partiti di un tempo miravano alla presentazione di liste elettorali complete di tutti i ranghi sociali così che tutti si potessero sentire rappresentati, mentre ora, colpa ne ha anche l’attuale legge elettorale; a scegliere chi deve essere candidato sono le simpatie e/o la vicinanza/sudditanza al capo corrente o politico eletto di turno che esercita la propria egemonia sull’ambito locale. Ulteriore colpa va all’incompetenza e ignoranza dell’attuale classe dirigente, gli attuali candidati non vengono da processi di formazione nei partiti, non partecipano più alle scuole di politica che ogni partito prima creava, non fanno più neanche la gavetta”.

Il sistema politico italiano ha visto negli anni involuzioni, dalle strutture partitiche italiane, con la presenza anche di leader poco carismatici, a differenza di come lo furono i segretari dei partiti storici. Basti pensare che il governo in carica guidato da Giorgia Meloni con il sostegno della destra, FdI, Lega ed FI, pur vincendo le elezioni politiche del 2022 con circa il 45% di preferenze; la stesse non può essere considerate come la volontà integrale della maggioranza degli italiani, poiché a quelle elezioni l’affluenza fu pari al 63% quindi più vicino alla metà degli aventi diritto che alla totalità, così di fatto, un governo che rappresenta la metà della metà degli italiani. Statisticamente si può rilevare che ad ogni elezione politica si perde in percentuale quasi il 10% di aventi diritto al voto, i quali preferiscono astenersi. E’ giunto il momento di scandagliare le cause alla ricerca di un ritorno della “politica dei valori” affrontando soprattutto il fenomeno delle liste civiche.

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