Il forno di Vincenzo è un’iniziativa idealizzata e concretizzata da Vincenzo Bardascino, un ragazzo poco più che trentenne appassionato di cucina e di produzione del pane.
Vincenzo è affetto da una rara sindrome – quella dell’X fragile – una condizione che comporta delle disabilità cognitivo-comportamentali che però non sono vissute come un limite, anzi: rispetto a ciò che ha realizzato risulta essere una caratteristica che passa in secondo piano, data la sua determinazione e la tenacia con cui ha trasformato una fragilità in un punto di forza.
Vincenzo si avvicina alla cucina già negli anni di formazione, grazie ai nonni Vincenzo e Carmela, frequentando l’Istituto Alberghiero Ancel Keys di Castelnuovo Cilento e maturando competenze e abilità in campo gastronomico, per poi approcciarsi alla realizzazione del pane grazie ad un sacco di grano ricevuto in regalo da un caro amico del Monte Frumentario di Caselle in Pittari: da qui, sperimenta tutti gli step, dalla semina alla raccolta del grano, dalla molitura all’utilizzo della farina da cui ottiene quel pane sano e giusto, come viene chiamato da tanti – salutare, viste le proprietà organolettiche, e giusto se si considera la sostenibilità dei processi di produzione.
Nel 2016 inizia il suo percorso utilizzando diversi forni messi a disposizione, tra cui quello di Michele Sica, titolare di Incartata, un agriturismo nel centro di Calvanico e quello di Carmelo Vignes titolare di VicoRua, ristorante pizzeria del Centro Antico di Eboli.
Il forno di Vincenzo nasce come associazione nel 2018 ma si concretizza solo il 3 dicembre 2023, in concomitanza con la Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Un forno sociale, fatto dalla comunità per la comunità: non a caso grazie anche al sostegno di una fitta rete di conoscenze, che spaziano dalla famiglia agli amici e ai cittadini di Eboli, Vincenzo si fa supportare e al tempo stesso educa alla sensibilizzazione verso l’inclusione, la tutela della biodiversità e della salute svolgendo semplicemente la sua professione.
Ad oggi, il progetto si è trasformato in un vero e proprio impegno sociale, dato l’interesse dimostrato dai cittadini non solo verso Vincenzo, ma soprattutto verso il forno, mettendo a disposizione fin da subito risorse e materiali per l’accrescimento della produzione.
Considerato come un punto di ritrovo, un luogo di convivialità e di interazione, il forno di Vincenzo è la manifestazione di un desiderio profondo: abitare il centro storico di Eboli, mantenere quindi ben salde le proprie radici e allo stesso tempo mettere a disposizione degli abitanti ciò che il fondatore ha imparato, coinvolgendo chiunque si trovi in condizioni di fragilità, emarginazione sociale o discriminazione razziale.
Dal semplice sogno di una persona che aspirava a rendersi autonomo svolgendo una professione, il pane sfornato è diventato un mediatore, un ponte capace di annullare le distanze causate da pregiudizi, ampliando quel dialogo che riguarda temi sociali come la diversità, la disabilità, l’educazione, l’accoglienza. Una vera è propria rivoluzione culturale la concretizzazione di un nuovo modello di welfare, non più assistenziale ma un welfare generativo di comunità.
Carmelo Vignes e Michele Sica sono stai i maggiori sostenitori di Vincenzo, permettendogli nel corso del tempo di utilizzare i loro forni il venerdì all’incartata e il martedì al ristorante Vico Rua, nel centro antico di Eboli.
Il martedì, infatti, Carmelo e Vincenzo svolgevano la loro piccola e personalissima routine, costruita su un rapporto d’intesa, una convivialità trasformatasi in una vera e propria amicizia: Vincenzo non solo sfornava il pane, ma preso da uno stimolo più profondo, ovvero quello di entrare in relazione con altre persone, iniziò anche a consegnare i filoncini direttamente a casa di coloro ne facessero richiesta.
In questo contesto, è evidente come la presenza di Carmelo sia stata fondamentale non solo dal punto di vista professionale ma anche sociale.
Il loro è un rapporto ormai quotidiano, che va dal caffè tra le pause lavorative fino ai pranzi in cui Carmelo si riunisce con Vincenzo e con la sua famiglia.
Vico Rua è stato quindi un luogo decisivo per la formazione di Vincenzo: un locale dall’ambientazione suggestiva, circondato da grandi archi di pietra sotto i quali è possibile fare esperienza della passione e del divertimento che Carmelo investe ogni giorno.
In 15 anni di attività, il titolare ha trasformato il deposito in un ristorante dando giustizia alla bellezza delle composizioni murarie, e ampliato il menù con primi piatti e secondi.
La sua pizza è frutto non solo di sperimentazioni ma anche di intenso studio dell’impasto, composto da semola di rimacinato di grano duro e farina di tipo 1, un mix proveniente dalla tradizione ebolitana del pane fatto in casa.
La sua cucina è a chilometro zero, gli ingredienti sono scelti personalmente da Carmelo seguendo il principio di qualità: i piatti, dai più semplici come le minestre di erbe spontanee o le verdure arrostite nel forno a legna, ai più ricercati come i friarielli napoletani o il classico ciauliello ebolitano, seguono ricette tradizionali ma non si lasciano intimorire da interpretazioni e sperimentazioni varie.
A rendere Vico Rua uno dei locali più conosciti e stimati del centro storico di Eboli è sicuramente l’attenzione che viene posta nella gestione e nella ricerca degli ingredienti, delle spezie e degli accostamenti ideali, un connubio tra selezione e raffinatezza capace di donare al ristorante quella riconoscibilità immediata.
Ed osservando l’impegno di Carmelo che risulta essere necessario coltivare l’interesse verso il forno di Vincenzo, un appello volto soprattutto alla sensibilizzazione delle amministrazioni comunali affinché la durata dell’attività possa prolungarsi verso un futuro in cui l’indipendenza non è impossibile per Vincenzo.
Il pane è simbolo di ispirazione, manifesto di una possibilità per un percorso lontano dai classici modelli istituzionalizzanti dove le persone con disabilità svolgono professioni occasionali, piuttosto funge da apripista per un impiego che mantenga il benessere della persona, mettendo al centro i suoi desideri e le sue aspettative, creando così un riferimento di welfare generativo fruibile anche per altri.
Ad oggi, è Vincenzo stesso ad aver aperto le porte al suo forno anche ad altri ragazzi con disabilità, per aiutarli nella concretizzazione di una professione volta a donare loro un’autonomia e un’indipendenza: una vita dignitosa, se confrontata con l’esistenza passiva che in molti sono costretti a condurre.
Vincenzo ed i suoi ragazzi “i Cavalieri del pane” sono fortemente supportati dalla comunità e parte integrante di essa: nel vicino futuro, ci si augura un interesse maggiore verso l’associazione non solo da parte dei cittadini, bensì anche da persone che scelgono di prendersi a cuore le storie di questi giovani, incentivando la crescita produttiva del forno affinché si possa mantenere la loro indipendenza.
Il 30 agosto Vincenzo sarà inoltre ospite alla manifestazione del Premio Fabula, un concorso la cui premiazione ha sede nel comune di Bellizzi, in provincia di Salerno e il 30 settembre a Torino presenterà il progetto a TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO 2024.
Per conoscere, visitare o sostenere il forno, qui il link al sito.